Wanda Maximoff e Visione sono appena arrivati in città! L’auto, con ancora ben visibile il cartello “Just Married”, è ancora parcheggiata davanti alla loro nuova casetta, tanto simile alle altre nel quartiere: due piani, giardino ben curato, ingresso sul fronte e sul retro, allineata in una lunga schiera di graziose dimore monofamiliari. 

Dentro, in cucina, i due si muovono come la classica coppietta di sposini. Wanda prepara la colazione col pensiero, muovendo in aria ingredienti e utensili, mentre Visione non fa una piega quando un piatto volante si infrange per sbaglio contro la sua testa. Che amorevole disastro! Prima che la nostra coppia perfetta si separi per una normale giornata di lavoro, c’è però una domanda che esige risposta: cosa ci fanno Wanda e Visione in una sit-com degli anni ’50?!

La risposta a questo quesito è WandaVision, nuova serie Disney+ ambientata nel MCU e concepita per fare da trait d’union tra Avengers: Endgame e la Fase 4 dell’universo narrativo cinematografico della casa delle idee. 

Chiaramente qualcosa non torna da subito. Non solo perchè ritroviamo dal nulla Visone (Paul Bettany, in grande spolvero), ucciso da Thanos in Avengers: Infinity War prima dello snap, in un contesto di tranquillità familiare di cui non ci erano giunte notizie, ma anche a soprattutto per la formula televisiva in cui la nuova dimensione dei due eroi si è manifestata. 

La serie, tuttavia, ci mette poco a svelare le sue carte. Già al termine del primo, delizioso episodio, tutto giocato su una serie di equivoci che citano direttamente situazioni divenute classiche nella serialità televisiva USA, qui riprese in un citazionismo che fa nulla per nascondere i suoi debiti verso Vita da strega, la breve scena che irrompe prima dei titoli di coda ci riporta invece di peso la serie nei classici canoni del MCU. 

La realtà televisiva di WandaVision è quella in cui la coppia è sopravvissuta allo scontro con Thanos e ha potuto celebrare il proprio amore è, con ogni probabilità, frutto della capacità di alterare la realtà di Wanda, finora poco sfruttata nell’universo narrativo cinematografico. Lo spunto potrebbe portare un grosso e benvenuto sconvolgimento nel MCU avviando col botto la nuova fase, dopo la battuta d’arresto imposta dal covid, ma serve anche a dare vita alla serie Marvel più originale e istrionica (dai tempi di Legion, che tuttavia era ancora FOX). 

WandaVision è un esperimento, anche abbastanza visionario, che non ci si aspetterebbe da un colosso sempre piuttosto conservatore come Disney. Sotto lo strato superficiale e più evidente della comedy citazionista – che con l’arrivo del colore alla fine del secondo episodio si sposterà con ogni probabilità verso decenni più recenti – si nascondo numerosi altri piani di lettura, dei quali alcuni forse devono ancora emergere. 

C’è l’inquietante alla Lynch riletto sotto la lente delle Visioni del futuro di Tom King, il classico paesino di provincia in cui non  tutto è come sembra, e se la presenza di due supereroi in incognito – anche a se stessi?! – è il dettaglio più evidente, dietro le rassicuranti finestre illuminate delle cucine sembra nascondersi altro di ben più raggelante. 

Un corto circuito tra serialità televisiva, fumetto, continuity, blockbuster e autorialità che trova la sua vetta nella scena del primo episodio in cui il capo di Visione, invitato a cena, soffoca con un boccone, e di colpo tutta la sovrastruttura della finzione va in crash, tra la risata isterica della moglie, l’immobilità di Visione e la piccola crisi nel controllo totale di Wanda. 

WandaVision
WandaVision può riferirsi sia al soprannome della coppia, sia alla visione di Wanda, indizio sulla natura delle serie.

Non mancano nemmeno i riferimenti al MCU, come l’uomo misterioso che osserva gli eventi attraverso uno schermo a fine episodio e i prodotti Stark nelle finte réclame, e ovviamente ai fumetti: la trama di Wanda che si inventa una realtà è presa dalla celebre saga di House of M, mentre la gravidanza (immaginaria? autoindotta?) di Wanda dovrebbe far preoccupare chiunque abbia conoscenza del suo alter ego cartaceo e della sua instabilità. 

Il tutto però è incastonato all’interno di un prodotto confezionato con una cura elevatissima e a tratti maniacale. Se i prossimi episodi proseguiranno sulla scia di quanto visto nei primi due, quello che ci aspetta è una celebrazione della comedy televisiva statunitense messa in scena attraverso la riproposizione di format, trame e persino fotografia e regia prese a prestito da altre serie classiche. 

Ma anche un tassello fondamentale del MCU che, immagino, introdurrà la prossima enorme minaccia, filo conduttore di tutte le produzioni della Fase 4, attraverso un colpo di scena finale che, mi auguro, potrebbe essere meno scontato della semplice somma di indizi disseminata finora ad uso e consumo Marvel fan più attenti. 

Al di là di tutto questo, però, WandaVision può essere un banco di prova per la Disney, ovvero una serie di altissima qualità, fruibile anche da chi non ha mai messo piede nel MCU, capace al contempo di fare da testa di ponte per nuovi appassionati e legame tra due fasi per i vecchi. Il secondo episodio lascia temere una diluizione forse eccessiva, ma è presto per fasciarsi la testa e quanto di buono visto nella prima ora complessiva è abbastanza rassicurante per mettersi comodi e gustarsi di settimana in settimana i prossimi episodi.

Ah, a proposito: formula perfetta, anche per ricreare quel clima di collaborazione online nel tentativo di risolvere il mistero che non si vedeva dai tempi di Lost. C’è vita oltre il binge watching. 



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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